Tracce impolverate

17 ottobre 2007

Già. L'essenziale è invisibile agli occhi.



Di ritorno da una giornata faticosa. Mi siedo ora e penso un pò alle mie cose.
Oggi sono uscita di casa alle nove di mattina e sono tornata alle nove di sera, affamata più che mai e con una voglia pari a quella di un orso in letargo di parlare.
E' iniziato il secondo corso di questo nuovo anno universitario: docimologia.
Se state pensando che sia una parolaccia in abruzzese fermatevi. E' la materia che un pò tutti i professori, i maestri, insomma, il corpo dei docenti dovrebbe sapere, imparando a mettere i voti e a valutare lo studente in base a criteri oggettivi e non in base alla sveglia della mattina (della serie: li vestiti hanno stinto perchè l'acchiappacolore Grey non ha funzionato allora metto due a tutti).
Il professore lo conosco già e sono contenta, nonostante sia decisamente esigente. Disponibile ma esigente. Un programma decisamente infinito, e vai col tango.
Prima di andare a lezione ho fatto una passeggiata al Vittoriano. Colosseo imponente dietro di me, i centurioni vestiti a festa con i calzari e, nientepopòdimenoche, i calzini di spugna bianchi. Cinque euro di foto ricordo di Roma per avere un tipo trucido travestito da gladiatore con i calzini di spugna. Questa si che è storia. Solo i cinesi possono cadere in certe trappole.
Insomma, stavo dicendo del Vittoriano. Sono andata alla mostra di Gauguin!
Centocinquanta opere che ripercorrono un pò tutto il suo vissuto pittorico, più lettere, sculture, manoscritti. Insomma: bella! All'uscita mi sono fatta tentare da un segnalibro con una stupenda Tahitiana sopra, per la modica cifra di un euro e cinquanta. Thaitiana o gladiatore? Calzini di spugna o donne esotiche? La vita ci mette di fronte a queste scelte, accidenti!
Sembra così strano divincolarmi tra rumori di clacson, gas di scarico degli autobus e delle macchine di Roma e gente sempre di corsa, quando fino a due giorni fa ero immersa nei colori autunnali di una bellissima Val D'Orcia in Toscana, in un posto dimenticato da Dio ed anche dagli uomini. Cinque case fatte di pietra, tre vecchini seduti su sedie impagliate dell'ante guerra che guardano le macchine con diffidenza, un silenzio mai trovato prima. Solo rumore di vento. E questi paesini con le case simili a quelle di Polly Pocket. E la gente cordiale.




La riflessione del giorno: stavo aspettando l'autobus, rannicchiata su me stessa dal sonno. Intorno a me gente di ogni tipo, con un' unica cosa in comune: una faccia triste, occhi persi nel vuoto e viso troppo serio.
Ma andiamo per ordine: di questo me ne sono resa conto dopo, non appena sono arrivate quattro donne di colore, vestite con i panni tipici della loro cultura -evviva i colori!
Si sono sedute, parlavano nella loro lingua. Una di loro deve aver detto qualcosa di divertente, tutte e quattro sono scoppiate in una risata contagiosa.
Era una meraviglia vederle ridere! Non hanno smesso un attimo, parlavano e continuavano a ridere, con le lacrime agli occhi, e così è stato anche saliti sull'autobus. Alla fine ho riso anche io. Non capivo una parola di quello che dicevano, ma mettevano di buon umore. Eppure la gente intorno, con la loro faccia appesa, mi ha dato l'impressione di essere visibilmente infastidita dalle risate di quelle quattro macchie di colore. Alcuni sembrava pensassero: "Perchè non la smettono di fare casino?".
E io allora mi chiedo: perchè la gente non ride più? E' possibile dimenticarsi come si faccia?
[...] Anche io rido poco. Era bellissimo vederle ridere.

Buonanotte viandanti,

Veronica

1 commento:

Demian ha detto...

:)
(un semplice ma necessario sorriso)

a presto.